Claudio Adami – tra mediazione e meditazione, racconto di una vita da funambolo

Ci sono vite che racchiudono piccole grandi storie... vissuti che, nella loro apparente semplicità, meritano di essere raccontati.

Conosco Claudio Adami detto Cespi per via della sua chioma folta ed un tempo scura da una vita ormai. E’ il titolare di una piccola attività di street food piuttosto conosciuta in zona, iniziata con una piccola roulotte itinerante e da anni stanziale.

La sua vita mi ha sempre incuriosita, ho sempre avuto la sensazione che ci fosse di più da sapere. ” E’ una vita banale” mi dice tra il lusingato e l’imbarazzato. Capisco subito che l’ idea di un’intervista formale lo mette a disagio e così decido di aggirare l’ostacolo. Un caffè, un bicchiere di vino, qualche passante che si ferma a salutarlo e quello che inizialmente doveva essergli sembrato una specie di interrogatorio, si trasforma in una piacevole chiacchierata.

Claudio Adami, l’incontro decisivo

Mi racconta di una giovinezza hippy con l’esperienza della comune, dei viaggi, della scoperta della pittura e della continua ricerca di sé e di qualcosa che forse mancava, fino all’incontro con quella che sarebbe diventata la compagna di una vita: Hellen, cinese di Hong Kong incontrata a Cadiz in Spagna, durante un corso di cucina e management.

Da allora non si sono più lasciati ed hanno condiviso lo stesso stile di vita, crescendo insieme.

Claudio che si schermisce e minimizza, ai miei occhi è sempre stato un precursore dei tempi e quando gli chiedo se le differenze culturali siano mai state un ostacolo nel loro rapporto, mi risponde semplicemente: ” Differenze? Quali differenze?”. E poi aggiunge ” E se ci sono state, sono proprio le differenze che ci hanno arricchiti ed uniti”.

Il passaggio di testimone ai figli

Nel frattempo Claudio ha passato il testimone della sua attività ai figli e oggi si dedica a fare quello che più gli piace: dipingere ( sempre e solo per me stesso, afferma) e la continua evoluzione personale.

E’ un percorso che si nutre di pittura, musica ma anche di meditazione e di ricerca di un baricentro e di un posto nel mondo. Anche se ho l’impressione che per Claudio il mondo stesso sia IL posto.

Mentre parla con me, riaffiorano ricordi che erano ben riposti in qualche cassetto. Allora il suo viso si apre in un sorriso, mentre il pensiero pare veleggiare tra le onde calme di qualcosa che non mi dice e che io non gli chiedo.

Decido invece di salutarlo e lo ringrazio, tenendo ben strette due cose che mi ha regalato in occasione del nostro incontro. Una sua opera in miniatura, un’esplosione di colore e vita arginati da una piccola cornice dorata ed un libricino che gli è appartenuto: ” il diario di Adamo ed Eva” di Mark Twain.

” Il segreto è quello dell’amore che unito alla tolleranza come accettazione delle reciproche fastidiose diversità, consente di raggiungere il traguardo faticoso di una vita in comune”, recita la quarta di copertina.

Saggio Mark Twain.

E saggio Claudio.