Il 6 gennaio, giorno dell’ Epifania, in molte zone del Nord Italia enormi falò illuminano la sera. Si tratta di un rito secolare che segna la fine delle festività del periodo natalizio e che mescola sacro e profano.
L’ Epifania e le sue origini
Nella cultura cristiana l’Epifania ( dal greco epiphàneia, apparizione ) è la festa che celebra la rivelazione del Figlio di Dio ai Magi ma pare che affondi le sue origini nel paganesimo dell’ epoca pre cristiana.
Nello specifico la Befana, la vecchina piuttosto brutta e vestita di stracci che a bordo di una scopa porta doni ai bambini, in origine era la raffigurazione di Madre Terra. Una Madre Terra vecchia, stanca e svuotata alla fine di un ciclo che si appresta ad iniziarne un altro ed a regalare nuovi frutti.
Bruciare il vecchio per fare spazio al nuovo
“Brusar la vecia”, oggi momento di festa e di aggregazione, in passato era una pratica strettamente legata alle usanze del mondo agricolo ed ai suoi riti propiziatori, carichi di simbolismi e di buon auspicio per i raccolti futuri. “La vecchia” da bruciare parrebbe essere una rappresentazione simbolica dell’anno appena concluso.
Il ritrovarsi davanti al falò il giorno dell’Epifania, magari sorseggiando un vin brulé per combattere il freddo, da molti anni è diventato un immancabile appuntamento in molti cortili di campagna e piazze cittadine. Un momento per poter stare insieme, salutare le feste appena trascorse, dire addio a divano e tv e ripartire con slancio verso un nuovo anno lavorativo e non solo.
Purtroppo a causa della pandemia, oggi l’appuntamento programmato anche nella nostra bella piazza, è stato annullato. L’augurio di chi scrive è che il senso di unione e di calore sia forte anche in assenza di questo evento e che, seppur virtualmente, si riesca a lasciarsi alle spalle un anno infausto e guardare con occhi spalancati e nuovi all’anno appena iniziato.
Molto interessante!
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