Cristiano Girelli ovvero la storia dell’Aquila e del Bosso – itBussolengo

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INTERVISTE STORIA

Cristiano Girelli ovvero la storia dell’Aquila e del Bosso

Cristiano Girelli

Cristiano Girelli è un esperto storico da sempre molto attivo nel nostro territorio. Di recente ha scritto un libro dedicato alla Storia di Bussolengo dal titolo l”Aquila e il Bosso”. Ne è nata una bella conversazione. Abbiamo parlato non solo di curiosità relative al libro, ma anche dell’importanza di porsi delle domande quando si fa ricerca storica. Abbiamo poi concluso con alcuni preziosi consigli a chi vorrebbe approcciarsi per la prima volta a questo mondo.

Cristiano Girelli – Intervista

Copertina Libro
Copertina Libro

Buongiorno Cristiano, grazie per l’intervista e benvenuto su itBussolengo. Qualche tempo fa hai scritto un libro dedicato a Bussolengo dal titolo “L’Aquila e il bosso”. Mi racconti come è nato e cosa ti ha portato nella sua realizzazione?

Il motivo per il quale si scrive un libro è fondamentalmente legato alla esigenza di affermare una propria opinione. Questo soprattutto se è divergente dalla comune corrente di pensiero. I libri di storia – di storia locale in questo caso – raccontano e raccolgono quanto tramandatoci dal passato, proponendolo ai posteri a futura memoria. Va detto che i libri e gli studi di chi ci ha preceduto non sono ‘testi sacri’ inviolabili. Anzi, abbisognano invece continua rilettura e riflessione, emendando sviste o vizi interpretativi dovuti ad errate o mancate manipolazioni documentali.

Possiamo dire che è indubbio che i documenti sono fondamentali per conoscere gli eventi passati. Occorrono però specifiche “lenti di ingrandimento” per ciascun documento, sia esso membranaceo, cartaceo, epigrafico, ecc.. La (poca) storia ad oggi raccolta attorno all’origine del paese di Bussolengo è viziata, a mio giudizio, dalla errata valutazione di alcuni dati documentali. Una svista originatosi negli anni ’40 dello scorso secolo, allorquando non furono eseguite le dovute verifiche sul ‘viraggio’ al femminile di quanto il documento indica al maschile; tale ‘forzatura’ si senso si compì su un documento molto antico, risalente al IX secolo, il ben noto “Placito dello scabino Gisulfo”, e tale manipolazione portò (inconsapevolmente) fuori strada coloro che, da allora, si sono ritrovati a fare i conti con questo documento.

Una Bussolengo ancora da scrivere

La mancata verifica sulla manipolazione del contenuto – bloccata dal riconosciuto prestigio dell’autore di detta manipolazione – ha invalidato l’apporto chiarificatore di un intero settore di documenti e di presenze storiche fortunosamente pervenuteci, seppur a brandelli, dal lontano passato, comunque materiale sufficiente a dare luce a un capitolo – in buona parte ancora da scrivere – riferito al ‘passato profondo’ del paese di Bussolengo, ossia quello delle sue origini.

Cristiano Girelli – Il testo del “placito Gisulfo”

Stemma Di Bussolengo
Stemma Di Bussolengo

In breve, nessuno ha mai provato a considerare il testo del placito di Gisulfo per quello che è, e non per quello che intese – in perfetta buona fede sia detto – Vittorio Fainelli nel 1940. Succede così che si intraprenda una via sbagliata, una valutazione storica errata, senza quasi accorgersene, la qual cosa, ahimè, costringe poi a dover per forza di cose tornare indietro, ricominciando tutto daccapo.

Il mio studio nasce dall’aver inteso questo ‘errore d’origine’, avvantaggiato dal fatto che, dagli anni ’40 ad oggi, più di 80 anni sono passati e molto nel frattempo si è chiarito proprio su quegli aspetti intesi allora come ‘oscuri’ e di difficile interpretazione: come sempre l’esercizio storiografico richiede che si scriva e si riscriva la medesima storia, apportandovi gli aggiornamenti derivanti dal nuovo materiale documentale emerso o – come in questo caso – dall’aver messo in discussione una manipolazione (arbitraria) di un importante (se non fondamentale) documento.

Due pubblicazioni alla base della ricerca dell’autore

Ancora Stemmi Di Bussolengo
Ancora Stemmi Di Bussolengo

Per venire al dunque risulta che sul documento del IX secolo citato poco fa appaia scritto ecclesia sancti Marii, ovvero chiesa di S. Mario (declianto al genitivo maschile) che certo non è da intendersi al femminile, S. Maria, come invece interpretò forzosamente Fainelli, identificando con essa la chiesa parrocchiale del paese, che all’epoca nemmeno esisteva. Tale manipolazione oggi si può facilmente confutare grazie a nuovi aggiornati studi. Nel caso specifico due pubblicazioni hanno guidato la mia ricerca: l’edizione de ‘La persia istoriata a Roma’ del prof. A.M. Piemontese, testo chiarificatore della misteriosa (per Fainelli) figura di S. Mario martire persiano, e il bellissimo studio titolato ‘Archeologia e storia sul monte Castelon di Marano di Valpolicella’, a cura della dott.ssa Brunella Bruno, pubblicazione nella quale si annulla la radicata opinione circa la presenza di un ‘castrum Mariani’ in quel di Marano di Valpolicella.

Questi due contributi hanno condotto la mia ricerca in una particolare direzione, che nel tempo ho sottoposto a verifica, per poterne validare le conguenze. Il lavoro di verifica ha consentito poi di recuperare ulteriori conferme della giusta direzione imboccata, arricchendo il catalogo delle prove a conferma della proposta rilettura. Un processo semplice e complesso insieme, difficile da descrivere in breve. Per spiegarlo ho mettere tutto ciò nero su bianco, cercando di recuperare e descrivere – catalogandolo – il materiale documentale emerso dalla ricerca.

Cristiano Girelli – “L’Aquila e il Bosso”

Per i più attenti il titolo stesso del libro richiama quelli che sarebbero i due simboli del paese. Parliamo dell’aquila presente nello stemma del comune e il bosso, l’albero presente nel nostro territorio che sarebbe alla base dell’etimologia del nome Bussolengo. Mi parli brevemente della scelta del titolo?

Il titolo del libro è un preciso richiamo al gonfalone cittadino: ‘L’Aquila e il Bosso’, ossia i due emblemi figurativi scelti dalla comunità locale nei primi anni del XVII secolo per raccontare la storia delle proprie origini, sono le immagini metaforiche proprie del linguaggio blasonico, utilizzate per includere all’interno del simbolo cittadino richiami ‘mitici’ appartenenti al percepito passato antico del paese, un riflesso di un racconto antico la cui distanza storica ha permesso di trascolorarne il senso modellandolo a proprio tornaconto.

Ritengo che l’etimologia del nome non sia così importante per la comprensione della storia del nostro paese. Per dire, il caso di Verona è certo emblematico: cosa significa ‘Verona’, etimologicamente parlando? Oppure ‘Valpolicella’. Esistono, sui nomi locali, molteplici scioglimenti, avanzati dagli studiosi di toponomastica, soluzioni disparate che però, a ben vedere, non tutte risolvono in modo chiaro e certo il quesito circa l’origine di un luogo: a volte possono essere utili, ma nel nostro caso ritengo di no. Mi preme sottolineare che più che al titolo, ho voluto dare risalto al sottotitolo, che provocatoriamente indica un carattere ‘problematico’ alla documentazione (antica) pertinente Bussolengo. Difatti, più che il titolo, è il sottotitolo ad ever incuriosito i tanti amici che hanno letto questo mio contributo.

I motivi delle mutazioni del nome “Bussolengo”

E’ vero che nel primo capitolo del libro affronto il tema delle continue e ripetute manipolazioni del nome del paese, ma si deve tener conto che questa attenzione circa le variabili vissute dal nome locale, generatesi nel lungo tempo, non muove da un mio interesse toponomastico, quanto invece dal voler conoscere il motivo per cui si attuavano tali manipolazioni: i documenti raccontano che spingere alla correzione (modifica) del toponimo fu l’ambiente clericale, in imbarazzo con la grafia del nome locale, Gussolengo, che nella nostra declinazione dialettale rimanda a poco raccomandabili (per chi ha fatto voto di castità) attività copulatorie.

Il nome si modifica compiutamente dal XVI secolo in un ambiente culturale esterno al paese, seppur in stretto contatto con esso: sono tante le microstorie che descrivo nel libro, di facile lettura, che rendono complesso e articolato il racconto per l’incredibile intreccio di queste coi tanti dettagli dati dalle persone e dai luoghi coinvolti nel tempo, difficili da semplificare in una intervista. Come detto, il sentiero è lungo, e non finisce mai: occorre pazienza e cura dei dettagli. 

Cristiano Girelli – Le maggiori difficoltà nella realizzazione

Parliamo della stesura del libro. Quali sono state le maggiori difficoltà che hai incontrato e qual è stato invece la parte più bella della sua realizzazione?

Unica difficoltà il trovare il tempo. Ma volere è potere. La parte bella stà nel poter condividere una ricerca, un’idea: se lo studio che realizzi non circola e resta fermo sopra uno scaffale di biblioteca, allora non serve a nulla, mentre invece se suscita interesse – anche limitato a pochi appassionati e cultori della materia – allora puoi considerare positivamente il lavoro svolto, sia anche un piccolo passo alla comprensione di un capitolo relativo alla storia del paese. Se poi successivi studi faranno emergere errori o necessarie correzioni al racconto, bene, si porteranno le dovute integrazioni al quadro: è così che procede la storia, per piccoli ma continui avanzamenti, perché la parola fine, alla storia, non esiste.

Cristiano Girelli – la conoscenza di Bussolengo attraverso la Storia

Dettagli Dello Stemma
Dettagli Dello Stemma

Ora una curiosità: com’è nata la passione per la Storia?

Credo che non sia una passione, ma un’esigenza legata al desiderio di voler capire il mondo in cui si vive: se non conosci la storia resti fermo dove sei. A molti forse farà comodo rimanere fermi: ma come canta De Gregori ‘la storia siamo noi, attenzione, nessuno si senta escluso’. Per amare devi conoscere. Cara Valentina, come fai a dire ad una persona ‘ti amo’ se non la conosci: per amare (un luogo, una persona) occorre conoscere la (sua) storia, chi è, cosa ha fatto, da dove viene, come si mostra e manifesta: solo allora puoi azzardare un giudizio di merito. Conoscere la Storia non è un hobby, ritengo sia un dovere civico, al pari di conoscere – compiuti i fatidici 18 anni – la Legge e le regole del civile convivere. 

Cristiano Girelli – perché avvicinarsi al mondo della ricerca storica

Concludiamo con un consiglio alle generazioni più giovani: cosa ti sentiresti di dire a chi magari vorrebbe approcciarsi al mondo della ricerca storica?

Fare storia è divertente, perché sviluppa un sacco di competenze. Da quelle linguistiche, paleografiche, archivistiche, a quelle analitiche: occorre saper girare per i luoghi oggetto di studio facendo entrare dai piedi la geografia, occorre poi sapere un minimo di economia, di statistica, avere curiosità infinita per tutte le cose che sono occorse in quei luoghi: immergersi nella storia è una cosa che ti avvolge e pervade, nella consapevolezza tuttavia che ‘una ghianda non è una quercia’, che ricercare le origini di una luogo (la storia di quel luogo) non significa comprenderne ‘solo’ l’origine. Come ben spiegava Bloch, la ghianda non è una quercia. La panacea di Internet (fondamentalmente stupida, nel senso che accumula, ma non ragiona) aiuta solo a trovare quel che già c’è.

Quello che non c’è lo devi scovare tu. Cercando, scavando, incrociando carte, dettagli, sporcandoti le mani e camminando sui luoghi che indaghi.Unico consiglio che mi sento di dare a chi voglia affrontare una qualsiasi ricerca a tema storico è il seguente: le cose facili sono stupide. Quindi, non occorre demoralizzarsi se agli inizi di una indagine il quadro è confuso e privo di luce. Bisogna fare uno sforzo, che richiede impegno e cura. La soddisfazione di scoprire il bandolo della matassa ripaga ogni sacrificio.

Cristiano Girelli ovvero la storia dell’Aquila e del Bosso ultima modifica: 2021-05-20T08:59:31+02:00 da Valentina Mericio

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